La rubrica settimanale di Bruno Ianniello.

Era il 1959 e la Rai Radio Televisione Italiana trasmetteva una pungente commedia scritta da Gilberto Govi qualche anno prima dal titolo “Maneggi per maritare una figlia”: il copione della piece era piuttosto lineare e vedeva protagonisti il povero Steva, interpretato proprio dal grande commediografo genovese che si sforzava di temperare gli eccessi della consorte, Gigia, la quale, cercava a tutti i costi un buon partito per la figlia, gran brava ragazza ma allevata nella bambagia e quindi poco avvezza all’espletamento delle faccende domestiche (ricordiamo che all’epoca la cosiddetta brava ragazza che voleva metter su famiglia doveva saper fare tutto dal rammendare al cucinare).

Altri tempi si dirà e non vi sono dubbi in proposito: una battuta di quella commedia mi è però sempre rimasta impressa ed è pronunciata proprio da Gilberto Govi nelle fasi iniziali del primo atto allorquando rimprovera moglie e figlia di bighellonare per Bar e locali pubblici tutta la giornata al fine di mostrare “la merce” nella speranza di trovare il compratore: “ Voi avete l’ambizione e farvi vedere. Eccole qui: questa è la figlia e questa la madre, questa la madre e questa la figlia e vediamo chi se la piglia”.

Battuta fulminante a mio modesto avviso perché il grande commediografo genovese, con mirabile consapevolezza ed anticipando i tempi, metteva il dito nella piaga di uno dei peggiori vizi italici: il presenzialismo sfrenato e arrembante.

Ebbene si, proprio il presenzialismo, quello arrogante, invadente, quello che ti entra in casa tutti i giorni senza chiedere nemmeno il permesso, quello sfacciato al punto da perdere ogni ritegno, finalizzato esclusivamente a promuovere l’immagine del personaggio che spudoratamente lo pratica senza possedere alcun merito o competenza specifica.

Negli ultimi anni si è poi affacciata sul suolo nostrano una nuova categoria di presenzialisti ovvero quelli che nel proprio passato più o meno recente hanno collezionato anche risultati piuttosto importanti fregiandosi di indiscutibili meriti ma che, per un motivo o per l’altro, non intendono condividere la luce dei riflettori con il nuovo che avanza, quelli che, pur di ottenere un minimo di visibilità, sono disposti a farsi ospitare in mediocri e noiosi talk show in cui già sanno di essere esigua e poco gradita minoranza destinata a farsi insultare dal “garbato presentatore” o dagli altri ospiti che invece suonano alla perfezione lo spartito del Direttore.

Il presenzialista, però, non si perde d’animo, è temprato a tutte le battaglie, indomito affronta lo spietato nemico mollando ceffoni dialettici e minacciando di abbandonare lo studio o il collegamento, arma quest’ultima oramai del tutto spuntata perché, anche quando mette in atto il suo proposito, non si fa scrupolo di tornare nuovamente, in qualità di ospite, nella medesima trasmissione qualche giorno dopo come se nulla fosse accaduto.

L’importante è armarsi di faccia tosta, non importa cosa si è detto qualche giorno prima, non importa se quello che si è detto era campato in aria o buttato lì tanto per creare un po’ di scompiglio, conta quello che si dirà oggi perchè dovrà far parlare i social e le redazioni dei quotidiani on line per qualche ora.

Il presenzialista non può affermare cose banali o scontate, le deve sparare grosse salvo poi, nel momento in cui è chiamato a rendere conto delle bestialità pronunziate, rettificare ed anzi rilanciare affermando che l’ingenuo interlocutore ha travisato il significato del suo pregiato e dotto eloquio.

Il presenzialista deve essere necessariamente sensazionalista ed estremizzare i suoi concetti: la tragedia di Bucha? Una messinscena. Il fascismo? Macchè, mio nonno era felice. Vivere sotto una dittatura? L’importante è in ogni caso vivere. Draghi? Emulo di Luchaschenko. Acciaiera di Azovstal? Ci sono laboratori biochimici.

L’elenco è lungo e si può arricchire anche delle innumerevoli perle lanciate a noi poveri porci dalle virostar, vari ministri, Premier, Presidenti di Regione, sindaci scalmanati che rincorrevano i cittadini armati di megafono e battipanni nonchè dagli innumerevoli consulenti di Governo negli ultimi due anni riguardanti tutto lo scibile sanitario e vaccinale.

Un filo sottile lega però tutti i personaggi fin qui citati: ciascuno di essi, alla fine del suo percorso più o meno tortuoso ed al pari di un consumato prestigiatore, ha tirato fuori il suo asso dalla manica, il coniglio dal cilindro ed ha piazzato la “mandrakata”: l’immancabile LIBRO.

Un libro è come un diamante, lo regali ed è per sempre, ti tiene compagnia nel cassetto del comodino, lo sfogli e ricordi qualche pagina della tua esistenza, messo però nelle mani dei presenzialisti si trasforma in un arma impropria che inevitabilmente perde tutto il suo valore simbolico e si converte in un pericoloso boomerang che torna indietro scagliandosi sulla fronte di chi lo ha lanciato.

Troppi libri ? No, i libri non sono mai abbastanza se servono la nobile causa cui sono destinati. Piuttosto troppi autori improvvisati i quali, stranamente, dopo aver asserito il valore della libertà quale valore fondante nel nostro vivere civile in epoca pandemica, si sono scoperti meno liberali quando una super potenza, la cui storia non è mai stata improntata su valori democratici, ha invaso militarmente uno Stato sovrano.

Il presenzialista è anche opportunista, pesa le parole in base alla sua convenienza, fiuta l’aria che tira, si fa due calcoli ed assume la posizione più conveniente alle sue tasche: del resto sa benissimo che solo un matto da legare può volere la guerra, è altresì perfettamente consapevole che dopo due anni di privazioni spesso ingiustificate, il cittadino medio non intende pagare ulteriori prezzi per quella stessa guerra che non gli appartiene ed allora il suo gioco è sì scoperto ma quasi sempre vincente.

Egli avrà sempre vita facile contro chi proverà a spiegare che questa guerra in realtà l’ha voluta solo Putin, che gli americani e gli inglesi stanno certamente aiutando l’Ucraina a resistere ma è altrettanto vero che l’aiuto determinante in termini di armamenti rappresentato dalla fornitura di missili a medio raggio non è stato fino ad oggi fornito.

Egli avrà vita facile con chi proverà tutti i giorni, rischiando la propria vita, a raccontare sul campo di battaglia cosa sta succedendo nei luoghi dell’orrore, avrà vita facile nel raccontare le ennesime contraddizioni di una Europa inesistente le cui Nazioni viaggiano in ordine sparso cercando di perseguire il proprio fine particolare.

Non avrà vita facile però, quando sarà costretto a fare i conti con la propria coscienza e dovrà necessariamente confrontarsi con sè stesso e con un valore importante che si chiama coerenza.

Buona festa della Repubblica a tutte e tutti.

BRUNO IANNIELLO