Il punto settimanale di Bruno Ianniello.
La prima conferenza stampa del nuovo anno tenuta dal Presidente del Consiglio Mario Draghi unitamente ai ministri dell’Economia Daniele Franco ed al Guardasilli Marta Cartabia tenutasi nel primo pomeriggio di venerdì scorso si è svolta in un clima che, a modesto avviso di chi scrive, può considerarsi del tutto surreale ed alquanto anomalo.
I motivi sono presto detti e tra essi quello principale riguarda la totale assenza, tra i temi toccati, di domande relative a possibili allentamenti delle restrizioni a tutt’oggi imposte a quella piccola fetta di connazionali che, esercitando un proprio diritto, ha deciso di non vaccinarsi.
Neppure una domanda sulla nuova durata del Green Pass tanto meno sulla scadenza ormai prossima del 31 Marzo dello stato di emergenza.
E’ vero che proprio a partire da venerdi scorso è stato soppresso l’obbligo di indossare le mascherine in luoghi aperti (resiste a tal uopo il solito Don Vincenzino De Luca che ha pensato bene di prorogare tale misura per i campani fino al 28 Febbraio ma vi assicuro che da tempo immemore non se lo fila più nessuno e che le sue dirette facebook del venerdì sono ancora più divertenti degli spettacoli del suo imitatore per eccellenza ovvero Maurizio Crozza) ma allo stato attuale permangono misure che impongono limitazioni e restrizioni di libertà e diritti individuali sulla scorta di criteri del tutto abnormi e privi di qualsivoglia criterio logico giuridico – scientifico.
Le domande rivolte al Premier dai giornalisti ammessi alla conferenza stampa hanno invece toccato temi di carattere politico attraverso cui si è cercato di tastare quale l’umore del Primo Ministro a seguito del tentativo di scalata al Quirinale andato in frantumi a causa del tradimento ordito ai suoi danni dai partiti che formano la maggioranza i quali, al pari, di sapienti illusionisti, con la mano sinistra gli hanno fatto vedere il colle e con la mano destra hanno fatto scomparire il seggio quirinalizio.
Giochi di prestigio della politica si dirà ma tali giochetti pare non siano andati giù al buon Draghi che, come nella favola di Esopo della volpe e l’uva, ha risposto in modo alquanto piccato a chi gli chiedeva di nuovi incarichi allorquando nel 2023 sarà costretto a mollare la poltrona di Palazzo Chigi ed ha affermato che un lavoro è capace di trovarselo anche da solo senza l’aiuto dei politici.
Il premier, sempre nel corso della conferenza stampa, ha anche tenuto a sottolineare che non si metterà mai alla guida del manipolo di centristi che si sta organizzando (Dio ci scampi e liberi) per le politiche del prossimo anno.
Tutte notizie rassicuranti, insomma, di cui si sentiva un gran bisogno e che certamente avranno ingolosito notisti politici, maitre a penser, intellettuali, vergatori della beautiful di Montecitorio, vespi, vespini e vesponi che ronzano sul nulla cosmico e che su quel nulla fabbricano intere paginate di gionaloni ma che, diciamoci la verità, poco interessano ai comuni cittadini i quali continuano a pagare le tasse, lavorare tra migliaia di inutili difficoltà burocratiche connesse all’utilizzo di quella cartuscella che è divenuta il lasciapassare per godere di diritti e libertà sanciti dalla carta costituzionale e per le quali i nostri padri e i nostri nonni si sono battuti versando lacrime, sudore e sangue.
Inutile girarci intorno: tutto ha un suo costo, non solo i beni di consumo, mobili ed immobili e tutto ciò che fino a due anni fa ci sembrava scontato come andare a farsi una pizza, entrare in una tabaccheria, fare ingresso in un ufficio pubblico, tanto per citare esempi banali, era invece il frutto del duro lavoro e di innumerevoli battaglie compiute da nostri predecessori i quali hanno dovuto pagare il carissimo prezzo delle umiliazioni, dei dinieghi, della discriminazione portata all’eccesso e culminata con il sangue di chi è perito nel nome di nobili ideali.
Possibile che tutto ciò non abbia indotto nessuno dei giornalisti presenti alla conferenza stampa di venerdì scorso a compiere una riflessione, sia pure fugace, su ciò che siamo diventati?
Possibile che nessuno abbia sentito il bisogno di chiedere al primo ministro l’eventuale obiettivo in termini di contagi, decessi, posti occupati nelle terapie intensive che si era posto l’esecutivo e raggiunto il quale sarebbe stato possibile cominciare ad allentare le restrizioni atteso che altre nazioni come l’Inghilterra, la Spagna, la Danimarca, già da tempo hanno avviato tale processo di normalizzazione?
Lo stato dell’arte è senza dubbio pessimo se è vero che nessuno, e sottolineo nessuno, si è sentito in dovere di chiedere a Draghi quali fossero i risultati ottenuti dal suo esecutivo a distanza di un anno dal suo insediamento nell’ottica di un ritorno alla normalità e se lo strumento di controllo sociale del green pass sarebbe stato smantellato oppure no ed in quest’ultimo caso per quali scopi sarebbe rimasto ancora in vigore.
Si resta veramente sbigottiti di fronte alla palese indifferenza mostrata dal circuito mainstream verso temi così importanti e delicati che toccano la vita quotidiana di ciascuno penetrando profondamente nella carne viva del cittadino che, allo stato attuale, sembra aver perso definitivamente ogni dignità in quanto è divenuto un mera entità numerica, una matricola, un normale codice a barra, un insignificante Qr Code che si può sacrificare sull’altare del “bene comune” o della prossima emergenza che, state certi, non tarderà ad arrivare atteso che proprio in settimana sono stati modificati gli articoli 9 e 41 della carta costituzionale con l’inserimento nella nostra Legge fondamentale della tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi nell’interesse delle future generazioni.
L’iniziativa economica privata, sempre secondo il nuovo dettato costituzionale, non potrà svolgersi in modo da recare danno alla salute ed all’ambiente.
I padri costituenti, nel leggere tali nefandezze, si saranno sicuramente rivoltati nelle proprie tombe atteso che non esiste una sola attività della nostra esistenza che non rechi più o meno danni all’ambiente ed alla salute compreso il mangiare, respirare, servirsi, dello smartphone e via discorrendo.
Tutto ciò che facciamo inquina e si deve solo capire quali rischi siamo disposti a correre al fine di essere competitivi con altri nazioni che corrono a velocità doppia rispetto alla nostra in termini di sviluppo e tecnologia.
Volete un esempio? Presto dato: mentre noi annunciavamo tronfi la modifica del dettato costituzionale di cui sopra la Harley Davidson ritirava dal mercato le moto ad alimentazione elettrica che, per la verità, erano nate già morte.
Gli altri, quando sbagliano, sanno fare repentina retromarcia, noi invece stiamo ancora cercando di capire dove è l’errore.
BRUNO IANNIELLO