Il punto settimanale di Bruno Ianniello ci parla dei masssesi.
Dopo i quintali di antifascismo e di inutile retorica sulla precarietà del lavoro sparsi a piene mani nel corso delle ultime settimane per le ricorrenze del 25 Aprile e del primo Maggio si torna finalmente a parlare di cose concrete e di problemi reali: il buon Maurizio Landini, reduce dal tour televisivo che lo ha visto protagonista al pari di una acclamata star dello spettacolo, ha manifestato la sua indignazione perché udite, udite, il Governo si è permesso di lavorare nel giorno della festa dei lavoro.
E’ risaputo che la nostra è una Nazione bella da vedere ma meno da ascoltare soprattutto se a parlare sono coloro che si davano di gomito e si lasciavano mettere una mano sulla spalla da chi i diritti dei lavoratori se li eri messi sotto i tacchi in periodo pandemico, il tutto senza battere ciglio.
La memoria del criceto e del pesce rosso rappresentano un’altra peculiarità del bel paese ed allora guardiamo avanti con rinnovata fiducia consapevoli che la situazione politica, come scherzosamente amava ripetere Ennio Flaiano, è grave ma purtuttavia non è seria.
La notizia è che tra quindici giorni si torna a votare: spicciamo la faccenda fornendo le inevitabili e noiose comunicazioni di servizio che, si spera, possano essere utili per i pazienti lettori di codesta rubrica di poi ci addentriamo in due realtà locali protagoniste di vicende politiche apparentemente analoghe e che meritano alcune considerazioni sul diverso metodo adoperato dai rispettivi dirigenti ed amministratori politici locali.
Il turno ordinario annuale di Elezioni Amministrative (Comunali e circoscrizionali) nei Comuni delle Regioni a statuto ordinario si svolgerà Domenica 14 e Lunedì 15 maggio 2023, con eventuale turno di ballottaggio per l’elezione diretta dei sindaci nel giorni di domenica 28 e lunedì 29 maggio 2023.
Il voto è spalmato in due giorni: dalle 7 alle 23 della Domenica e dalle 7 alle 15 del Lunedì: trattasi di elezioni amministrative per il rinnovo del Consiglio Comunale e quindi del nuovo Sindaco in ben 792 Comuni di cui 597 appartenenti a regioni a statuto ordinario e 195 a regioni a statuto speciale. Alle urne vanno 17 capoluogo di provincia e precisamente Brescia, Brindisi, Catania, Imperia, Latina, Massa, Pisa, Ragusa, Siena, Siracusa, Sondrio, Teramo, Terni, Trapani, Treviso e Vicenza di cui uno anche di Regione che è rappresentato da Ancona.
Nei Comuni appartenenti al Trentino Alto Adige ed alla Valle d’Aosta si voterà il 21 ed il 22 Maggio con i possibili ballottaggi fissati per il 4 ed il 5 giugno mentre in Sardegna e Sicilia le urne saranno invece aperte il 28 ed il 29 maggio con ballottaggi per i giorni 11 e 12 Giugno, il tutto sempre con le medesime modalità di orari spalmati su domenica e lunedì.
Nella stragrande maggioranza dei Comuni sopra citati le sfide politiche tra i vari candidati ricalcheranno il copione, trito e ritrito già visto in sede nazionale con i Sindaci uscenti di centro destra e centro sinistra nuovamente ricandidati dalle rispettive coalizioni rispettando il vecchio motto per cui è preferibile non toccare la squadra che vince.
Alle regole, si sa, fanno però da contraltare le eccezioni rappresentate da Terni e Massa Carrara in cui si sono sviluppate due storie politiche molto particolari e che presentano alcuni tratti in comune: in entrambi i casi il Sindaco uscente in quota leghista è stato scalzato dall’assessore di Fratelli di Italia sia pure con metodi differenti.
Partiamo da Massa Carrara ove nel 2018 Francesco Persiani, di professione avvocato e di origini spezzine, sostenuto da tutti i partiti del centro destra e dal popolo della famiglia ottiene una storica vittoria superando con il 56.62% delle preferenze al ballotaggio il suo rivale Alessandro Volpi sostenuto invece dai partiti del centro sinistra.
Francesco Persiani scrive, come detto, una pagina di storia perché è il primo Sindaco di centro destra nella storia di Massa Carrara.
La favola si interrompe però bruscamente il primo Marzo di quest’anno all’indomani della sfiducia votata dal Consiglio comunale presentata dal gruppo consiliare di Fratelli di Italia che decretato la sua decadenza da sindaco di Massa e lo scioglimento anticipato dell’assemblea cittadina.
Le file della congiura politica sono tessute dall’Assessore ai Lavori Pubblici nonché coordinatore provinciale di Fratelli D’Italia Marco Guidi: i voti del partito di Giorgia Meloni risulteranno difatti decisivi per arrivare alla fine dell’esperienza amministrativa di centrodestra.
Scontata la reazione del Persiani: «Il coordinatore provinciale di Fdi, Marco Guidi – scrive l’ex primo cittadino in un post social – è il grande sconfitto. Egli ha fornito una ennesima dimostrazione della sua incapacità politica. Dopo aver sabotato le elezioni amministrative di Carrara, impedendo l’unità del centrodestra che avrebbe permesso una quasi certa vittoria, ora completa il ‘capolavoro’ spaccando il centrodestra che nel 2018 (per fortuna non grazie a lui) a Massa si era conquistata la fiducia dei cittadini» e prosegue “ Egli – non eletto ma nominato assessore, ha sfruttato le deleghe e la visibilità per scopi personali ed egoistici. Purtroppo anche i partiti migliori se non hanno alla guida persone capaci e idonee non sono in grado di gestire il consenso popolare a livello locale. Spero che prima poi qualcuno dall’alto se ne accorga e prenda provvedimenti. Qui abbiamo bisogno di politici che pensano ai problemi dei cittadini e al bene comune e non a se stessi e ai loro piccoli (e grandi) interessi».
Non è difficile immaginare il seguito della storia con la inevitabile rottura dei partiti del centro destra e difatti l’ex Sindaco Persiani si è ricandidato alla guida del Comune sostenuto da Lega e Forza Italia mentre il “ congiurato” Marco Guidi tenta la scalata appoggiato esclusivamente dal Partito di Giorgia Meloni.
Dalle vicende toscane a quelle umbre il passo è breve: in data 11 Aprile 2018 Leonardo Latini, avvocato di successo di origini ternane, riceve l’investitura ufficiale da Matteo Salvini quale candidato del centro destra alla carica di Sindaco di Terni e termina trionfalmente la sua corsa elettorale il successivo 10 Giugno battendo al ballotaggio con il 63,4% delle preferenze il suo rivale Thomas De Luca sostenuto dal Movimento 5 Stelle.
La vittoria è senza dubbio importante perché riporta il centro destra alla guida di Palazzo Spada dopo ben 19 anni dall’ultima esperienza amministrativa.
La storia della consiliatura è piuttosto tormentata ed instabile: si registrano, difatti, nei 5 anni di reggenza Latini ben trenta cambi di casacca nonchè tre rimpasti di giunta e fin qui i più scafati osservatori politici possono obiettare che si verte nell’ambito della ordinaria amministrazione politica.
Anche in questo caso la favola dell’avvocato ternano si interrompe bruscamente nello scorso mese di Marzo allorquando, in sede di votazione del DUP (Documento Unico di Programmazione) si ritrova con la miseria di tre soli consiglieri in aula ed una parte altrettanto misera della giunta al suo fianco.
Insomma una sfiducia di fatto che apre la crisi politica all’interno della maggioranza di centro destra che sostiene il primo cittadino ternano.
Il DUP, documento essenziale per la programmazione strategica dell’Ente pubblico, propedeutico all’approvazione del bilancio previsionale sarà poi votato ed approvato il successivo 10 Aprile purtuttavia la frittata politica è servita e la storia, guarda caso, si ripete anche a Terni.
Il “congiurato politico ” si chiama Orlando Masselli ed è l’assessore al bilancio in quota Fratelli d’Italia della Giunta Latini: tesse la trama senza mostrare il suo volto e così, dopo vari rumors, il 30 Marzo il Partito di Giorgia Meloni rompe gli indugi ed ufficializza proprio a Palazzo Spada la sua candidatura a Sindaco di Terni distruggendo definitivamente le velleità di ricandidatura dell’avvocato ternano in quota leghista.
Vi chiederete, a questo punto della storia, che fine hanno fatto il buon Latini ed i suoi legittimi propositi di gloria nonché gli altri partiti che lo sostenevano ovvero la Lega e Forza Italia: in breve e per non tediarvi ulteriormente vi anticipo che hanno fatto la fine delle temperatura di Stoccolma ed Oslo: NON PERVENUTI.
Il primo, dopo aver espresso amarezza per il trattamento ricevuto ed aver incassato la solidarietà umana e politica di avversari, amici e conoscenti, si è eclissato per un bel po’ salvo farsi ritrarre negli ultimi giorni in compagnia dei “congiurati politici” con un largo sorriso a 32 denti in stile Durbans ed i secondi, adducendo la classica giustificazione per cui l’unità della coalizione viene prima di ogni cosa, hanno ingurgitato il boccone amaro consapevoli della frittata combinata.
Si diceva della similitudine delle due storie che in parte, ma solo in parte, si intersecano: le differenze sono invece evidenti per ciò che concerne il metodo.
A Massa Carrara c’è un assessore che assume una decisione importante mettendoci la faccia: promuove la sfiducia al Sindaco e, consapevole delle gravi conseguenze che ne sarebbero scaturite tra cui l’inevitabile rottura della coalizione, si candida alla guida della città portando le sue ragioni, giuste o sbagliate che siano, al vaglio degli elettori.
Le stesse cose non possono dirsi per i protagonisti delle vicende ternane: al di là delle ragioni e dei torti su cui non mi è consentito esprimere alcun parere in quanto non a conoscenza dei fatti ed antefatti che hanno giustificato determinate scelte, ciò che salta agli occhi anche del più sprovveduto osservatore politico è la totale assenza di metodo politico.
Non è affatto in discussione la possibilità da parte di un gruppo consiliare di sfiduciare il proprio Sindaco ed anzi se si crede fermamente nelle proprie ragioni tale scelta è da considerarsi un dovere morale prima ancora che politico ma il tutto deve essere fatto alla luce del sole esponendo chiaramente i motivi del proprio dissenso con la relativa ed inevitabile assunzione di responsabilità politica di fronte agli elettori.
La totale carenza di metodo e trasparenza incide inevitabilmente sulla credibilità di chi predica bene mendicando voti ai propri concittadini ma razzola peggio allorquando gli viene chiesto il motivo per cui, a fronte di una attività amministrativa a suo dire impeccabile, ha disarcionato il Sindaco uscente: se era incapace perché ha atteso 5 anni per dargli il benservito e se voleva porre fine alla esperienza amministrativa del primo cittadino perché non si è comportato come il suo collega di Massa Carrara promuovendo una vera e proprio mozione di sfiducia e mettendoci la faccia?
Massa Carrara insegna che esiste ancora una responsabilità politica e che l’unità della coalizione non è un mantra da inseguire a tutti i costi: prima di tutto occorre essere intellettualmente onesti con se stessi e con gli elettori portando alla luce del sole le proprie ragioni.
BRUNO IANNIELLO